Riusciranno i quattro candidati siracusani alle lezioni europee a convincere i loro concittadini a recarsi in massa alle urne l’8 e il 9 giugno?
L’impresa appare ardua se non proprio impossibile. Alla costante e continua diminuzione della percentuale dei votanti, a prescindere dalla tipologia di elezione, si somma il convincimento che nessuno dei quattro candidati riuscirà nell’impresa di guadagnare un seggio al Parlamento di Strasburgo. Al di là dell’appeal che hanno i quattro candidati siracusani, la provincia di Aretusa è troppo piccola elettoralmente parlando, per avere un bacino di voti in grado di competere con le grandi realtà siciliane e sarde come Palermo, Catania, Cagliari e Messina.
Qualche convention e alcune iniziative elettorali con i big della politica nazionale non sono state sufficienti per riscaldare il cuore della maggioranza dei siracusani. Il rischio è che la bassa percentuale dei votanti non aiuti i quattro candidati ad ottenere un buon trampolino di lancio in termini di preferenze.
In questo panorama ha uno scarso impatto la corsa a sindaco che si terrà in contemporanea alle europee a Pachino. Le comunali con le innumerevoli liste che sostengono i candidati a sindaco spesso costituiscono una buona motivazione per andare alle urne da parte dei cittadini. Nel caso specifico di Pachino c’è un desolante primato provinciale: da sempre è il centro del siracusano con le percentuali più basse in termini di votanti.
Le prossime due settimane saranno decisive per cambiare questo scenario pessimistico, è infatti obbligo per i quattro candidati invertire il trend negativo e riuscire a mobilitare i siracusani perché si rechino alle urne.
Lino Di Tommaso