Ripartire dai cittadini per far ripartire le città. Questo il messaggio condiviso da tutti i partecipanti alla giornata organizzata da Spi e Fillea Cgil provinciali.
La discussione, voluta dai segretari generali provinciali dei Pensionati e degli Edili della Cgil siracusana, Valeria Tranchina e Salvo Carnevale, è stata stimolata dal libro “Ripartire dalle città” di Fabrizio Ricci e Gaetano Sateriale, il primo giornalista, il secondo sindacalista, saggista ed ex sindaco di Ferrara.
Al centro lo sviluppo possibile del territorio e la necessità di coinvolgere tutti gli attori impegnati sul fronte del sociale e dell’urbanizzazione. Insieme si sono così ritrovati il mondo della Chiesa con padre Marco Tarascio della Caritas Diocesana, il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, il segretario della CNA, Gianpaolo Miceli, la componente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Architetti, Lilia Cannarella, e Paolo Amenta, vice presidente dell’ANCI Sicilia.
Un racconto a più voci scandito dagli interventi dei vertici nazionali e regionali di Spi e Fillea che hanno offerto una chiave di lettura più articolata e ampia sulle opportunità offerte dall’Agenda 2030 e dall’opportunità del Pnrr.
«Bisogna sperimentare un nuovo sistema di partecipazione – ha detto Valeria Tranchina nel suo intervento – Chi governa il territorio o l’azienda sanitaria ritiene, in linea di massima, di non dover aprire nessun confronto con il sindacato e le parti sociali utilizzando un atteggiamento populista. Serve un salto di qualità. Gli stessi progetti presentati dal Comune capoluogo sono validi ma non appaiono integrati fra di loro e senza una visione complessiva di identità della città.»
«Buona la piattaforma del comune – ha sottolineato anche Salvo Carnevale – ma bisogna risolvere il problema del trasporto pubblico, lavorare per una prossimità sanitaria, creare condizioni per la realizzazione del waterfront, far riemergere dal degrado alcuni luoghi simbolo, tra questi il circuito. Su tutto questo misuriamo la voglia di questa città di invertire la tendenza. Su come gestirle e raggiungerle si misurano anche le suggestioni offerte dagli obiettivi dell’Agenda 2030»
Senso della politica ripreso nei saluti di apertura dal segretario generale provinciale Cgil, Roberto Alosi.
«Ripartire dalle città, per uno sviluppo sostenibile dell’economia, della società e dell’ambiente, – ha detto – significa ridare alla Città il senso dello spazio politico all’interno del quale la vera politica diviene possibile alimentandosi dello spazio urbano dove le diversità si incontrano e si scontrano.»
Giovanni Pistorìo, segretario generale della Fillea Sicilia, ha sottolineato l’esigenza di «partire dal censimento reale della popolazione e ambientale per conoscere realmente i bisogni dell’uomo e della natura.»
«Ripartire dalle città significa ripartire dai cittadini con tutte le loro differenze» ha rimarcato Gaetano Sateriale. L’ex primo cittadino di Ferrara richiama la necessità di un rapporto autentico tra chi abita la città e i servizi che la stessa fornisce.
«Dobbiamo andare verso quel che ci prospetta l’Agenda dell’Onu – ha continuato – Dobbiamo, però, comprendere come quegli obiettivi si calano nella realtà locale. Possiamo essere ottimisti,
comunque, solo se lavoriamo insieme verso quelle soluzioni. Ma serve superare quella disconnessione amministrativa che consente ad ogni regione di far come gli pare.»
Quindi la tavola rotonda che ha consegnato ai tanti presenti una visione completa sul tema in questione.
«Non si può pianificare nulla senza un’analisi precisa del contesto – ha rimarcato padre Tarascio – E questo si può fare soltanto con la concertazione. La realtà siracusana è assai complessa; case di 40 metri con più di dieci persone, reddito di cittadinanza scaduto che non ha aiutato nessuna rigenerazione. Qui dobbiamo distinguere tra poveri e miseri. I primi sono coloro che puoi far uscire dal loro stato attraverso una progettualità, i secondi sono le vittime di quell’ingiustizia sociale che bisogna combattere»
Paolo Amenta ha, quindi, esposto la preoccupazione che sia difficile tradurre i fondi a disposizione in servizi per i cittadini. «Potremo costruire case di comunità e asili – ha detto – ma dovremmo poi avere la possibilità di gestirli con personale professionale.»
Le difficoltà progettuali del pubblico e del privato nell’intervento di Gianpaolo Miceli. «La struttura amministrativa rende tutto più difficile – ha sottolineato – ma sarebbe utile confrontarsi e adottare strategie più dirette.»
Il segretario generale della Cgil siciliana, Alfio Mannino, non nasconde il timore che la Sicilia non riesca a raggiungere quel 40% di fondi del Pnrr indicato come obiettivo politico dal governo. «Non sono ottimista – ha detto – Si va per bandi e qui restano favoriti quei comuni di altre parti d’Italia che sono più organizzati. Da noi mancano anche i player che vengono ad investire. Perché, ad esempio, la Sicilia non può ambire a diventare un hub per l’idrogeno verde? La verità è che la colpa è di una classe dirigente che non ha saputo creare le precondizioni.»
Lilia Cannarella ha richiamato la suggestione della città dei 15 minuti. «Se si riparte dalle città si crea lavoro – ha aggiunto l’architetto – Pensare alla città fruita in un quarto d’ora è realtà in quei territori che hanno lavorato dall’inizio all’idea di cittadino e servizi di vicinanza.»
L’analisi delle difficoltà strutturali degli enti locali nelle parole del sindaco di Siracusa. «Il sistema paese non può portare a casa il Pnrr – ha ammesso senza mezzi termini Francesco Italia – Ci vuole sicuramente più Stato per riuscire a governare questa opportunità e ciò che ne consegue per la salute, la sicurezza l’istruzione. Solo in questo modo possiamo pensare di ripartire dalle città.»
Conclusioni affidate ai due segretari generali nazionali di Spi e Fillea.
Ivan Pedretti leader dei Pensionati Cgil, ha ricordato con forza come «il welfare organizzato è occupazione, quindi economia. Deve ritornare l’idea di partecipazione per evitare che qualcuno si senta legittimato pur essendo stato eletto con appena il 20% dei voti.»
Sulle difficoltà del modello di sviluppo attuale è tornato Alessandro Genovesi, segretario degli Edili della Cgil.
«Un modello di sviluppo che ci porterà soltanto a perdere posti di lavoro – ha detto – Dobbiamo ripartire dalla domanda, raccontare l’idea che le cose si possono cambiare.»