Qualche anno fa, nel pieno del suo mandato, l’ex presidente del Siracusa Luigi Salvoldi, aveva indicato la strada. Uno stadio nuovo, più sicuro, aperto alle famiglie e capace di accogliere eventi.
Si era accorto che fare calcio, quello moderno non degli anni 80, comportava un impianto nuovo. Non se ne fece nulla, non andò in porto quella trattativa col Comune a cui sostanzialmente Salvoldi aveva chiesto di riscattare il De Simone per un progetto edilizio.
Il punto però è che il De Simone non è una macchina per far soldi e considerato che ormai le società di calcio non vivono di incassi questo è un problema non da poco.
Tra le entrate ci sono certamente le scuole calcio (chiedere all’Ortigia che gestisce la Cittadella) e poi gli eventi, tra cui quelli musicali. Uno degli ultimi al De Simone è il concerto di Eros Ramazzotti, nel 2006, quasi una era geologica fa.
Mettiamo che un privato acquisisca la gestione pluriennale dello stadio, dovrebbe investirci parecchi soldi per rimetterlo in sesto ma non sarà mai nuovo e soprattutto moderno. Nel cuore di un quartiere, tra stradine strette, e senza vie di fuga sicure.
Ricordiamo i problemi di qualche mese fa per l’organizzazione della partita del cuore al De Simone dove alcuni settori furono chiusi per ragioni di sicurezza.
In queste condizioni, il calcio a Siracusa è condannato alla marginalità