Stamane il Questore di Siracusa, Gabriella Ioppolo, alla presenza del Prefetto, Giuseppa Scaduto, ha commemorato Giovanni Palatucci nel corso di una sobria cerimonia che si è tenuta nel largo a lui dedicato.
Dopo un breve momento di raccoglimento e di preghiera, durante il quale il cappellano della Polizia di Stato, don Giuliano Gallone, ha benedetto la stele dedicata all’ex Questore di Fiume che, nel 1990, è stato insignito dell’onorificenza di “Giusto tra le nazioni”, è stata deposta una corona di alloro. Palatucci nasce a Montella, provincia di Avellino, il 31 maggio del 1909.
Svolge il servizio militare a Moncalieri come allievo ufficiale di complemento, iscritto al partito nazionale fascista. Nel 1932 consegue la laurea in giurisprudenza a Torino. Nel 1936 giura come volontario vice commissario di pubblica sicurezza. Nel 1937 viene trasferito alla Questura di Fiume come responsabile dell’Ufficio Stranieri e poi come Commissario e Questore reggente. Nella sua posizione di funzionario dello Stato ha modo di conoscere l’impatto che le leggi razziali hanno sulla popolazione ebraica. Potendo aiutare gli ebrei a salvarsi dalle persecuzioni, si rifiuta di lasciare il proprio posto anche di fronte a quella che sarebbe una promozione a Caserta. Nel marzo del 1939 un primo contingente di 800 ebrei, prossimo ad essere consegnato alla Gestapo, viene fatto rifugiare nel vescovado di Abbazia grazie alla tempestività con cui Palatucci avvisa il gruppo del pericolo che lo minacciava.
Nel novembre del 1943 Fiume entra a far parte della Repubblica Sociale Italiana e Palatucci, pur avvisato del pericolo che corre, decide di rimanere al suo posto e fa scomparire gli archivi contenenti informazioni sugli ebrei fiumani e, in tal modo, salva più persone possibili. In seguito, contattati i partigiani italiani, cerca di coordinare una soluzione politica post-bellica per il territorio di confine fiumano, proponendo l’istituzione di uno “Stato Libero di Fiume”, onde evitare la cessione di questo territorio dall’Italia alla Jugoslavia (cosa che, comunque, successe). Per contrastare ulteriormente l’azione dell’amministrazione nazista, vieta il rilascio di certificati a quelle autorità se non su esplicita autorizzazione, così da poter avere notizia anticipata dei rastrellamenti e poterne dar avviso. Inoltre, invia relazioni ufficiali al Governo della Repubblica Sociale Italiana, dalla quale formalmente Fiume dipende, pur essendo occupata e controllata direttamente dalle truppe naziste, per segnalare le continue vessazioni, le limitazioni nello svolgere le proprie attività a cui i Poliziotti italiani della Questura di Fiume sono assoggettati dai tedeschi, ottenendo tuttavia uno scarso sostegno, perché tale governo è sotto il diretto controllo tedesco. Il 13 settembre 1944, Palatucci viene arrestato da Herbert Kappler, tenente colonello delle SS, e tradotto nel carcere di Trieste. Il 22 ottobre viene trasferito nel campo di sterminio di Dachau dove muore pochi giorni prima della liberazione, il 10 febbraio 1945, a soli 36 anni. Il numero di persone che Giovanni Palatucci aiutò a salvarsi durante tutta la sua permanenza a Fiume è di circa 5.000. Nel 1990 è stato insignito dell’onorificenza di “Giusto tra le nazioni”. Nel 1995 lo stato Italiano gli ha conferito la Medaglia d’oro al merito civile. Papa Giovanni Paolo II lo ha annoverato tra i martiri del XX secolo.