
E’ uno dei momenti più difficili per il calcio ad Avola. Il Real, la squadra più importante della città, rischia di non iscriversi al campionato di Eccellenza. Il gruppo imprenditoriale avolese, dopo il divorzio con la cordata siracusana, è in cerca di risorse per non perdere la categoria. L’altra formazione locale, l’Eurosport Avola, è reduce dalla salvezza nel torneo di Prima categoria, distante anni luce dal calcio che conta. Una situazione da allarme rosso e per l’analisi abbiamo intervistato Luca Nigro, giornalista sportivo di bolognanews.net, ilpallonegonfiato.com e La Sicilia, profondo conoscitore del calcio avolese.
Il Real Avola sembra entrato in una situazione di stallo dopo l’uscita di una cordata siracusana. Ritieni che possano esserci i margini per il mantenimento della categoria?
Al momento è complicato dirlo. Direi più no che si. Credo che il solo il gruppo avolese faccia fatica ad andare avanti anche se stanno facendo grandi sforzi nel cercare nuova linfa. Sono a conoscenza di contatti con alcuni imprenditori del territorio, tra cui i Cutrufo, ma di concreto c’è poco o nulla. Per fare calcio ci vuole una programmazione adeguata e duratura nel tempo, integrata ovviamente da un’importante disponibilità economica. Non si può pensare di mandare avanti una società o un’azienda tirando sempre a campare, navigando a vista e avere un giorno su due screzi e incomprensioni. Serve unire le forze e stilare un progetto imprenditoriale ed economico credibile. Avola è una città di 33 mila abitanti, il secondo centro più grosso del siracusano, sita in un punto strategico, ed è incredibile come in altri centri con meno potenzialità si investa nello sport e in una città così no. Spero non si arrivi all’ultimo giorno utile per l’iscrizione come spesso successo in passato. Inoltre ci sarebbe da verificare la situazione debitoria nella quale verserebbe la società. Ovvio che se imprenditori come i Cutrufo decidessero di investire anche su Avola, gli scenari potrebbero cambiare in fretta. Ma ripeto, al momento non c’è nulla di concreto.
È utopia pensare che le squadre di Avola possano riunirsi per farne una?
Più che un’utopia. Aggiungo, è un sogno irrealizzabile. L’avolese per indole, almeno nell’ambito calcistico, è sempre stato rivale con se stesso. Le prime squadre o le scuole calcio, raramente hanno collaborato e sono spesso entrate in competizione tra loro. Ma non solo le società, ma anche presidenti, dirigenti e allenatori. Gli sportivi locali sono poco inclini al concetto di aggregazione e di gruppo. Se ad Avola negli ultimi anni ci fosse stata unità di intenti, il calcio avrebbe avuto un futuro tranquillo anche grazie alla forza economica e imprenditoriale di cui dispone la città. Purtroppo ciò non è avvenuto e credo che difficilmente avverrà. Agli imprenditori avolesi importa poco dello sport. In passato si sono interessati in modo marginale, elargendo solo piccole sponsorizzazioni. Bisogna comunque dare merito a chi negli anni sia speso e ancora oggi si stia spendendo alla causa per cercare di non far morire la società. Ciò purtroppo non basta e non basterà se non si trova qualcuno disposto ad investire in modo deciso e duraturo.