Per Bruno Alicata di FI i siracusani devono conoscere la verità sulle amministrative del 2018

“L’augurio è quello che, alla fine, si dimostri di aver comunque salvaguardato il processo democratico di formazione della volontà popolare. Derubricando, se del caso, una triste condotta, al momento non provata, a mera sciocchezza, non scusabile tuttavia”. Bruno Alicata, Commissario provinciale di Forza Italia, prende posizione sull’inchiesta della magistratura relativa alle elezioni amministrative del 2018.

“La notizia degli 8 indagati per le presunte irregolarità in occasione delle scorse elezioni amministrative, è solo un’ipotesi accusatoria che, al momento, vuol dire nulla o poco più -spiega il senatore Alicata -. Le successive fasi procedurali diranno se l’attività svolta dagli organi inquirenti troverà eventuale sbocco processuale. L’augurio è, naturalmente, che le persone indagate ne escano indenni, che i loro comportamenti o le azioni da loro intraprese, nelle diverse qualità di presidenti o segretari di seggi dell’epoca, siano magari da qualificare come eventuale dabbenaggine. Nel caso opposto, viceversa, quand’anche dalla loro attività non fosse cambiato l’esito del voto, ci sarebbe da capire se e per conto di chi avrebbero deciso di agire in modo da alterare il risultato finale delle elezioni”.

Per l’ex parlamentare di Forza Italia è un errore adombrare oggi, prima dell’eventuale processo, chissà quale natura dolosa delle azioni perpetrate, ma è un errore ancor più grave sminuirne la portata “perché tanto l’esito del voto non sarebbe cambiato.” “Impressionò, all’epoca, la subitanea reazione scomposta di un Sindaco neo eletto in quelle condizioni che, senza essere accusato da nessuno, si scagliò immediatamente contro un’eventuale ipotesi di brogli e contro inesistenti suoi accusatori – continua Alicata -. Ora però, esistendo tale ipotesi e la presumibile richiesta, tra non molto, di rinvio a giudizio, sarà interessante seguirne l’iter processuale, il cui esito non potrà comunque incidere sull’attuale sindacatura. Vi è tuttavia un’opinione pubblica, pensiamo largamente maggioritaria, che già allora, in occasione del primo turno elettorale, espresse una diversa volontà, la quale giustamente pretende di conoscere la verità di quei giorni, di sapere se l’espressione massima di una democrazia, cioè  l’esercizio del loro  diritto di voto, sia stato mortificato o, peggio, violentato da qualcuno e per conto di chi, a prescindere dall’esito finale di quell’elezione e dal tempo che trascorrerà per accertare tale verità”.

Lino Di Tommaso