
L’ Albatro ha deciso di non iscriversi al campionato Elite. L’ ex presidente e fondatore Aldo Modica in una nota diffusa alla stampa punta l’indice sulla societa’
Per l’ ex dirigente le responsabilità sarebbero del presidente e del tecnico. ” Di certo non è colpa della “politica”, che è sempre stata costantemente e coerentemente neutrale, ieri come oggi, nelle vicende di qualunque società sportiva cittadina abbia chiuso la propria attività. E d’altronde ciò che si può e si deve chiedere all’amministrazione comunale è che gestisca correttamente i beni comuni e tra questi gli impianti sportivi pubblici, garantendone fruibilità ed accesso a tutti i cittadini, non molto altro. Quanto ai contributi pubblici questi sono praticamente scomparsi da più di vent’anni. Ma non è nemmeno colpa dello sponsor,- continua la nota- infatti la Teamnetwork di Alessandro Di Stefano è stata uno sponsor assai generoso in questi anni. Nel 2012 Peppe Vinci ha ripreso la conduzione dell’Albatro, richiamato dall’amico presidente Vito Laudani, il quale aveva preparato il terreno facendo andar via l’allenatore sloveno Tone Medved, artefice del ritorno serie A dell’Albatro (con una squadra di giovani giocatori tutti siracusani), e nel contempo aveva messo nelle condizioni di andarsene Sandro Fusina A dimostrazione della generosità dello sponsor abbiamo visto, dal 2012 ad oggi, che nella Teamnetwork Albatro sono stati ingaggiati, e si sono avvicendati anche durante una stessa stagione, una quarantina di giocatori professionisti, di varie nazionalità, oltre ai molti vice-allenatori, preparatori atletici e mental coach, il tutto sempre a spese dello sponsor. Ogni estate, prima dell’inizio di ogni campionato, dopo le faraoniche campagne acquisti, ad ogni conferenza stampa si era pronti a fare grandi cose, senza però poi mai vincere nulla, ma sempre sotto la direzione della coppia Vinci-Laudani, gli unici che negli anni non sono cambiati mai. E se, dopo tutto il denaro sprecato in questi anni, senza alcuna vittoria, e senza risultati sportivi, ma con un grave danno di immagine anche personale, lo sponsor ha ritenuto di fare un passo indietro, conclude l’ ex consigliere federale- di certo non gli si può rimproverare nulla, se non di aver mal riposto la sua fiducia in quelle due persone che, alla luce dei fatti, non la meritavano”.