Adorno e i vertici provinciali accusati di immobilismo da dodici dirigenti, è guerra interna al Partito Democratico

“Il Partito Democratico ritorni ad essere interlocutore serio, credibile ed autorevole nel panorama politico provinciale. Il partito appare infatti, a nostro avviso, come immobilizzato dall’incapacità della sua classe dirigente di esprimere politiche innovative e di ampio respiro in grado di essere comprese e condivise anche dallo stesso elettorato dell’area di centrosinistra”.

Il duro j’accuse nei confronti dei vertici provinciali e locali è di dodici dirigenti nazionali, regionali, provinciali e locali del PD che contestano l’immobilismo e il mancato ricambio generazionale del partito siracusano. I firmatari del documento sono Alessandro Acquaviva (comp. Assemblea provinciale), Sebastiano Campisi (comp. Direzione cittadina), Oriana Cormaci (comp. Assemblea provinciale), Simone Di Stefano (comp. segr. provinciale), Francesca Faricelli (comp. Assemblea provinciale), Antonio Genovese (comp. Assemblea provinciale), Marco Monterosso (comp. Direzione regionale), Daniele Puliatti (comp. Assemblea provinciale), Davide Puliatti (Segretario circolo di Noto), Santino Romano (Segretario UC Siracusa), Carmelo Susinni (Segretario circolo di Priolo), Luigi Veneziano (comp. Assemblea nazionale).

La “dichiarazione” di guerra interna al PD apre scenari impensabili fino a qualche giorno fa, a partire dalla sfiducia al segretario provinciale Salvo Adorno ed alla sua segreteria. A parte la contestazione in sede congressuale di una parte cospicua dei delegati al momento stesso dell’elezione di Adorno, c’è da tenere conto di una maggioranza che governa il PD alquanto risicata. Inoltre su quest’anno di segreteria Adorno pesano come macigni la non presentazione della lista del PD ad Augusta, il mancato ballottaggio a Floridia ed i casi di due consiglieri comunali e dirigenti democratici Contento di Augusta e Sbona di Melilli autori di scelte politiche clamorose. La classica ciliegina sulla torta sul malessere interno è stato l’atteggiamento del Sindaco di Siracusa che ha chiuso la porta ad ogni richiesta del PD di rotazione degli assessori facendo entrare in giunta delle donne.

“Come dirigenti provinciali del Partito Democratico abbiamo trasmesso in queste ore, al presidente del partito e ai segretari provinciale e regionale, un documento che riteniamo possa essere un utile contributo al rilancio dell’azione politica del Partito – scrivono i dodici contestatori -. Nel documento oltre ad evidenziare le criticità in essere vengono poste questioni che riteniamo non più eludibili per far sì che noi stessi non comprendiamo spesso quale siano le posizioni del partito su gran parte dei temi oggi presenti nell’agenda politica, tanto meno, riusciamo a scorgere iniziative politiche significative volte ad intraprendere, su base provinciale, interlocuzioni con altri partiti o movimenti. Anche sul tema del rapporto tra il PD e le diverse amministrazioni comunali, prima tra tutte con quella della città capoluogo, si assiste ad atteggiamenti di evidente ambiguità. Su questo riteniamo, come da lungo tempo chiesto al Segretario provinciale, non più rinviabile la necessità di chiarire la natura di un rapporto ondivago condizionato tra l’altro dalla presenza di assessori, notoriamente non scelti dal Partito ma, di fatto, in quota a correnti interne del PD”.

Cosa occorre cambiare per i dodici dirigenti democratici? “Piuttosto che reagire con azioni politiche chiare, lungimiranti e coerenti, all’evidente stato di crisi in cui versa il partito provinciale, si è scelto quasi sempre di non prendere posizione e tutto ciò con l’unico obiettivo di salvaguardare improbabili ed aleatori “equilibri interni” di salvaguardia personale o di area. Per quanto ci riguarda, con il nostro documento, ci sottraiamo al galleggiamento e alla tattica della non scelta per rilanciare l’azione di un partito che, come dichiarato dal segretario nazionale Letta, ha piuttosto l’urgente necessità di “spalancare le sue porte a tutta la società”. Poniamo con forza anche il tema di un Partito che “invece di parlare dei giovani… faccia parlare i giovani” perché nonostante la netta assunzione di responsabilità, attraverso l’elezione a ruoli apicali di numerosi “giovani” dirigenti, il tema del rapporto tra il ruolo formalmente ricoperto e l’effettività agibilità politica appare ancora ampiamente limitata da atteggiamenti, anche inibitori, francamente anacronistici. Siamo per il dialogo e il confronto, cosi come per un partito aperto e plurale, ma riteniamo che nessuno possa considerare il nostro contributo utilizzabile per perseguire obbiettivi che reputiamo incomprensibili ed al limite dell’autolesionismo.

Lino Di Tommaso

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