Che il Siracusa avesse un problema era emerso il 30 aprile, il giorno del derby con il Catania al Massimino, perso per 3-1, senza mai giocarlo, fatta eccezione per gli ultimi 15 minuti quando i rossazzurri avevano ormai mollato la presa.
Le spie della crisi
Squadra svuotata, forse per via dell’obiettivo già raggiunto, e probabilmente le parole del capitano, Fernando Spinelli, in sala stampa dopo la batosta, erano state scelte per dare una scossa o nascondere un problema. Insomma, l’argentino aveva detto che il Siracusa aveva giocato una buona gara, condannato dagli episodi. Il turno successivo a battere il Siracusa, questa volta nel fortino del De Simone, una vera macchina di punti per gli azzurri, è stato il Francavilla ed anche in quell’occasione lo staff tecnico, con a capo Andrea Sottil, aveva interpretato la sconfitta in chiave episodica, almeno nelle dichiarazioni rilasciate in sala stampa.
Il calo psicofisico
Due indizi non fanno una prova ma qualcosa avevano detto. Alcuni giocatori hanno accusato un calo, a centrocampo, Spinelli ha perso brillantezza, ed il suo compagno di reparto nella seconda parte del campionato, Palermo, si è sfilato, mentre in difesa l’infortunio di Pirrello ha intaccato i delicati equilibri faticosamente costruiti durante la stagione. Cossentino ha deluso, Diakite, dopo essere resuscitato a Matera, è ripiombato in un inspiegabile torpore, e le prestazioni degli esterni hanno confermato perché Sottil durante l’anno ha cambiato molti interpreti. Infine, Lele Catania, l’artefice della rimonta: ha smesso di segnare, sbagliando anche il rigore con il Francavilla.
Il tentativo di Sottil
Sottil sapeva del calo, soprattutto mentale, e forse per questo ha deciso di blindare la squadra, disponendo allenamenti a porte chiuse prima della gara con i campani. L’idea era di trovare la concentrazione ma in questo modo ha rinunciato al contagio di entusiasmo dei tifosi che, infatti, ieri hanno risposto con una presenza massiccia. L’allenatore della Casertana ha detto in conferenza stampa che la gara l’hanno vinta mentalmente, ed in effetti, le partite spareggio, per poterle agguantare, si giocano così ma il Siracusa non aveva più quella spinta psicofisica capace di catapultarlo dall’ultimo posto ai vertici della classifica. Per gli azzurri e la società resterà, comunque, il ricordo di un grande campionato anche se resterà del rammarico per la coda dei playoff che nella storia del Siracusa restano un tabù