
Prosegue il dibattito sul dopo Zingaretti nel Partito Democratico, allo stesso tempo cresce l’attesa sulla riunione del consiglio nazionale in programma per il prossimo fine settimana quando mille delegati saranno chiamati a decidere sul futuro del PD.
Liddo Schiavo ha ricoperto per diversi anni il ruolo di presidente provinciale del PD e non è per nulla sorpreso delle dimissioni del segretario nazionale dem. “Zingaretti lascia la guida del PD prima del tempo e sbattendo la porta – commenta Liddo Schiavo -. Cosa dire, mi sembra di aver detto tutto nel corso di questi anni. Il male oscuro miete un’altra vittima. Il Partito Democratico avrebbe dovuto incarnare gli aspetti migliori delle identità politiche che lo fondarono, purtroppo ha messo in campo le peggiori”.
E’ molto critica sulla vicenda Marika Cirone Di Marco che parte dai riflessi locali per poi passare a quelli nazionali: “A livello locale mi auguro che l’intero gruppo dirigente assuma comportamenti conseguenti improntati a responsabilità e misura, offrendo collaborazione ai vertici del partito, impegnati in una innovativa elaborazione programmatica e progettuale, aperta a contributi esterni, a favore del modello di sviluppo della nostra comunità”.
Su quanto è accaduto sul piano nazionale l’ex parlamentare regionale non ha dubbi: “L’ipocrisia si taglia a fette dopo l’annuncio di dimissioni da Segretario nazionale del PD di Nicola Zingaretti. Corrono tutti, o quasi tutti, a versare acqua sul fuoco acceso che hanno alimentato giorno dopo giorno, capi-capetti-sedicenti autodichiaratisi. Tiene il punto Zingaretti e non si fa incantare dai coretti. Li sfida all’Assemblea nazionale del 13 e 14 marzo, mostrando il volto sofferto di chi ha provato in tutti i modi a comporre, unire, armonizzare, ma ha visto il rispetto del pluralismo interno virare verso un correntismo sfrenato – continua la Cirone Di Marco – fatto per tutelare le sorti politiche, elettorali, governative di pochi sempre meno propensi per altro ad aprire spazi di dibattito vero anche all’interno delle loro aree. Un correntismo, dunque, senza anima, nominalistico, paternalistico affidato a dosaggi sempre più incalzanti da manuale Cencelli, da lasciare senza fiato anche chi con generosità e gratuita si è messo al servizio di una comunità politica frastornata dalla perdita di consensi del 2018 e dagli abbandoni di pezzi della sua storia. Questa difficile ma positiva ricostruzione del Partito, che è’ stata confortata da risultati elettorali e una ritrovata sintonia con segmenti del Paese oltre che da una ripresa della militanza nei territori, subisce una battuta d’arresto proprio quando la sfida nel Paese e nel governo si è’ fatta più alta. Questo è il dato più eclatante e ci allontana dal Paese”.
Per Marika Cirone Di Marco il futuro è alquanto incerto: “E’ difficile dire se pure un dibattito franco nella prossima Assemblea nazionale sul che cosa e come produrre buona politica potrà porre rimedio a ferite provocate da un accanimento così dissennato sul Segretario nazionale e a lacerazioni e sospetti inevitabilmente indotti nel gruppo dirigente anche periferico. Siamo dentro una tempesta perfetta”.
Lino Di Tommaso