Noto nel mondo del calcio per i suoi trascorsi da dirigente del Siracusa calcio nei primi anni 90. Salvatore Grillo Montagno è stato arrestato stamane insieme ad altre tre persone al termine dell’operazione Black Trash della Guardia di finanza.
Fra le sue iniziative imprenditoriali, quella relativa ad un’azienda di porte e finestre, alle porte del capoluogo e poi l’energia alternativa con la Siteco, un’azienda metalmeccanica di Priolo, specializzata nella produzione delle torri eoliche con 250 lavoratori e con un fatturato da 27 milioni di euro che fu costretta a chiudere per colpa delle mancate autorizzazioni da parte della Regione.
Nella sua orbita ruota la Ecomac Smaltimenti srl, la società che gestisce un impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi in contrada Pantanelli, nella zona sud di Siracusa finita al centro dell’inchiesta Black Trash della Guardia di finanza.
In questa struttura, dove arrivano rifiuti differenziati, conferiscono diversi Comuni sia del Siracusano che del Ragusano.
Secondo le fiamme gialle,i soci erano due Angelo Aloschi, Gianfranco Consiglio mentre Montagno figurerebbe come dipendente ma avrebbe avuto un ruolo importante in questa azienda. L’indagine, coordinati dalla Procura (il Procuratore Sabrina Gambino, l’aggiunto Fabio Scavone ed i pm Salvatore Grillo e Tommaso Pagano) nasce dopo la scoperta che nell’azienda degli indagati sarebbero stati impiegati dei lavoratori paganti con tariffe inferiori rispetto a quelle previste nei contratti collettivi.
La stessa impresa avrebbe poi chiesto ed ottenuto dalla Regione 800 mila euro a fondo perduto per la costruzione di una piattaforma ad Augusta per lo stoccaggio ed il trattamento dei rifiuti speciali non pericolosi attestando che i dipendenti erano assunti secondo le norme.
Avrebbero, poi, dovuto ottenere una autorizzazione dal Libero consorzio, e secondo la Guardia di Finanza il dirigente del Libero Consorzio di Siracusa, Domenico Morello l’avrebbe concessa in cambio di due assunzioni.
Ai tre imprenditori arrestati, ristretti presso il carcere di Siracusa “Cavadonna”, vengono contestati, in concorso, i reati di “illecita intermediazione e sfruttamento del lavoro” e “truffa aggravata”, oltre alle pene previste per il corruttore ex art. 321 C.p.. Al dirigente pubblico, colpito da misura cautelare e anch’esso ristretto presso il carcere di Siracusa “Cavadonna”, viene contestato il reato di “corruzione per l’esercizio della funzione”.