Immagino Turi Raiti sia seduto a un tavolo con San Pietro, impegnato in una lunga ed estenuante trattativa, accanto il posacenere pieno di cicche, in mano l’ennesima sigaretta. Come sempre l’obiettivo è discutere, verificare, esplorare, infine trovare una soluzione che accontenti tutti. Mi scuso per l’immagine descritta, che qualcuno troverà un po’ blasfema, ma non riesco a “vedere” Turi Raiti in maniera diversa.
E’ stato sindaco di Lentini, presidente dell’Ias e della Cassa edile di Siracusa, ma soprattutto è stato sindacalista. In politica ha sempre adottato il metodo del sindacalista, della Cgil naturalmente, per questo amava stare spesso dietro le quinte, fare il regista e chiudere un accordo o compilare una lista di candidati. Mi diceva di essere stato sempre coerente: “E’ cambiato il nome del partito ma io non ho mai cambiato partito”, per quanto mi risulti, da una conoscenza ormai più che trentennale, non ha mai “smaniato” per fare il deputato o il senatore, pur avendo la statura politica per ambire a questi ruoli. Ha sofferto, non poco, la perdita prematura del suo grande “amico e compagno” Nino Consiglio; adesso l’ha raggiunto nel Pantheon della sinistra siracusana.
Se n’è andato un protagonista della vita civile e sociale, non me ne vogliano tanti altri politici siracusani, ma la sua assenza si noterà nell’asfittico panorama partitico provinciale. Credo che sarà rimpianto anche da qualcuno dei suoi avversari, oltre che dai suoi compagni di lotta, perché di politici disponibili al confronto e al dialogo, ce ne sono sempre meno.
In tanti hanno espresso cordoglio per la scomparsa di Turi Raiti, dal suo successore alla guida della Cgil Bruno Marziano, al sindaco di Siracusa Francesco Italia, ai tanti che hanno avuto modo di conoscerlo in questo suo impegno politico e sindacale. Il testimone della passione politica l’ha lasciato alla figlia Glenda, dirigente del Partito Democratico.
Lino Di Tommaso